Roma è una città religiosamente pluralistica. Da un lato, questa è una banalità: è applicabile a tutte le
maggiori città europee. Dall’’altro non è cosa scontata, perché Roma è diventata una città pluralistica
relativamente tardi e in un periodo di tempo relativamente breve.
Infatti, la percezione della città è spesso caratterizzata maggiormente dal cattolicesimo e dalla
secolarizzazione che dal pluralismo religioso.
Si può stabilire con precisione quando è emerso questo pluralismo: alla metà del secolo, tra la fine dello
Stato Pontificio e l’inizio del fascismo (1870-1922). Un chiaro segno sono gli edifici edificati in quel
periodo: una sinagoga e molte chiese come l’anglicana, la valdese, la metodista, la luterana, la riformata
e la battista. La conferenza si propone di affrontare questo fenomeno da una prospettiva comparativa
e transnazionale. L’aspetto transnazionale è così importante perché per molte comunità religiose
l’integrazione nella società urbana è stata accompagnata da nuovi processi di negoziazione delle
identità confessionali e nazionali.
La storiografia fino ad oggi è caratterizzata da prospettive interne a particolari congregazioni e identità
confessionali (anniversari parrocchiali, ecc.). Una visione comparativa, invece, può portare alla luce le
implicazioni strutturali della società cittadina, catapultata nel XX secolo come in un rapido movimento.
E’ una fortuna che siano in arrivo due anniversari nel 2022: 100 anni della chiesa luterana in Via Sicilia e
100 anni della Facoltà valdese a Roma. Questi sono più l’occasione che il contenuto della conferenza. I
criteri per la selezione degli oratori non può essere rappresentato dalla loro interpretazione delle cose e
dalla identità religiosa (prospettiva emica o etica), ma dalla loro volontà di affrontare l’argomento in
modo accademico.